Sindrome da riferimento olfattivo

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Questa sindrome rientra nel disturbo ossessivo-compulsivo ed è un disturbo correlato Il soggetto che ne soffre crede di avere un odore disgustoso anche se non è così. Questo convincimento provoca angoscia e compromette le sue attività quotidiane, ad esempio, lo spinge a non uscire in pubblico. Di solito, come risposta a questa preoccupazione, il soggetto compie ripetutamente alcune azioni, ovvero si fa docce o si lava i denti con eccessiva frequenza oppure si annusa continuamente.
È definita come una paura persistente, anormale e ingiustificata dell’odore corporeo proprio o degli altri. E’ conosciuta anche come bromidrofobia.

Il trattamento in questi casi, è finalizzato imparare ad accettare in maniera non giudicante le esperienze psicologiche sgradevoli.
La maggior parte dello stress psicologico che proviamo è il risultato del tentativo di controllare o eliminare il disagio causato da pensieri, sentimenti, sensazioni e impulsi indesiderati. In altre parole il problema non è il disagio, il problema è il nostro tentativo di eliminare o controllare questo disagio.
Per una persona affetta da disturbo da riferimento olfattivo l’obiettivo sarà quello di sviluppare l’abilità di sperimentare con maggiore accettazione pensieri e sensazioni intrusivi senza mettere in atto compulsioni, esitamenti, ricerca di rassicurazioni o rituali mentali.

Oggi ho evitato di dare un ‘bell’abbraccio sentito’ ad un mio vicino di casa, con cui da un minuto di conversazione, ne sono scaturiti almeno tre di gioiose risate.. e mi sono trattenuta perchè dopo tutta la giornata avevo paura di non avere un profumo così piacevole.. e sono stata rigida.. trattenuta..

Viviamo in un’epoca in cui dobbiamo apparire perfetti: belli e felici, non c’è spazio per l’odore corporeo, così come per sentimenti spiacevoli come la depressione o la rabbia. Tutto il ‘nero’ è nascosto…teniamo il bianco, pulito, regolare controllabile. Non c’è spazio per l’odore che diviene acro. Che svela la nostra natura ancestrale di animai, di terra e di umanità… E corriamo a lavare via, a nascondere, a camuffare, sovrapponendo il nostro odore con un altro, magari peggiore per certi aspetti, ma pensiamo comunque possa essere meglio del nostro. La paura di avere un odore sgradevole è sempre più diffusa.. Frutto di una società tesa al futuro e alla tecnologia. Si negano le emozioni, si reprimono. Nell’era della tecnologia non c’è spazio per gli odori o i profumi.. e non ci sono le emozioni. I bambini se troppo esposti all’uso del computer, perdono la capacità di riconoscere le emozioni nell’altro..

Ma il giudizio della società verso chi puzza è assolutamente unanime: è Assolutamente vietato ai giorni nostri puzzare.. Per esempio Il tema del «sumehara», il fastidio da puzza altrui, è centrale in Giappone. Dove nasce Kunkun Body un’app che analizza (e allerta) sulle emissioni di testa, orecchie, piedi e ascelle. Abbiamo tutti case fornite di acqua e saponi a sufficienza per lavare almeno un esercito. Ma all’essere umano capita, siamo bestie infondo.. e l’odore è parte di noi. Del nostro corpo che è umano e terreno. Soggetto come ogni altro essere a variazioni termiche e stati emozionali.

alitosiIl problema dell’alitosi è molto sentito sin dall’antichità perché ha un impatto molto forte sulle relazioni con gli altri e sulla percezione di sé.
Quante volte si ricorre a una mentina o a una gomma per rinfrescare la bocca e allontanare il timore di emanare un odore sgradevole durante una conversazione o un incontro, o si lavano i denti sperando che la sensazione di freschezza lasciata dal dentifricio duri all’infinito?
Le cause dell’alitosi sono molteplici, dalle patologie del cavo orale a quelle dell’apparato digerente, sono tanti i fattori che possono incidere negativamente sull’alito, eppure a volte, nonostante gli specialisti non riscontrino specifiche cause organiche, questo continua a creare problemi.
Per molte persone affrontare situazioni sociali comporta una notevole dose di ansia che, in alcuni soggetti, si esprime prevalentemente con disturbi gastrici e/o riduzione della salivazione creando una spiacevole sensazione di bocca secca e di conseguenza poco fresca e maleodorante.
Subentra la paura di essere allontanati e rifiutati, oltre che derisi e criticati per l’alito cattivo, con il risultato di un incremento dell’ansia che può sfociare in una vera e propria fobia sociale. L’individuo, per timore del proprio odore, tende a evitare le situazioni sociali fino ad arrivare, nei casi più gravi, al ritiro totale dalle relazioni interpersonali con effetti drastici sulla vita lavorativa e privata.

Ognuno ha la sua personalità, così come ognuno ha il suo personale odore corporeo – quello vero, naturale, e non coperto dai profumi sintetici. Così, pare che chi è ansioso abbia un odore particolare, allo stesso modo di chi è estroverso o introverso, allegro o triste, calmo o nervoso… e via discorrendo. In quest’ottica, poi, un “cattivo” odore potrebbe anche segnalare una cattiva salute.

A supportare la tesi che il profumo del corpo parli della persona è un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori polacchi dell’Università di Wroclaw, coordinati dalla dottoressa Agnieszka Sorokowska, i cui risultati sono stati pubblicati sull’European Journal of Personality.
Per la ricerca è stato coinvolto un gruppo di 200 volontari, di cui metà uomini e metà donne. I partecipanti hanno dovuto annusare 60 t-shirt bianche di cotone indossate per tre notti consecutive da altrettante 60 persone. Anche gli indossatori erano per metà uomini e metà donne. Questi ultimi, durante i tre giorni e le tre notti di test non dovevano usare profumi, deodoranti o saponi che potessero modificare l’odore naturale del proprio corpo, così come non potevano fumare, bere o mangiare cibi maleodoranti.

Una volta raccolti i campioni – ossia le magliette – i ricercatori hanno dato ai volontari annusatori un sacchetto di nylon contenente la t-shirt (una per ogni sacchetto). Gli annusatori dovevano annusare ognuno 6 magliette, e ogni maglietta è stata annusata da 20 volontari.
Poi, in base all’odore percepito, questi dovevano cercare di identificare la personalità di chi aveva indossato la t-shirt. I valutatori dovevano individuare i tratti della personalità ed esprimere un giudizio con una scala da 0 a 10.
Per convenzione, i tratti della personalità erano stati stabiliti in 3 grandi macro categorie: l’estroversione, ossia la tendenza a essere estroversi e socievoli; la nevrosi, ossia la tendenza a sentirsi ansiosi e di cattivo umore e, infine, la supremazia, ovvero la tendenza a essere un leader.

I risultati sono stati piuttosto variegati e le valutazioni non erano del tutto precise. In qualche caso erano molto diverse. Tuttavia, sono state più precise e coincidenti quando si trattava di valutare la personalità di una persona di sesso opposto. In sostanza, gli uomini azzeccavano meglio la personalità delle donne e viceversa, ha spiegato Sorokowska. La capacità di percepire meglio la personalità di una persona appartenente al sesso opposto, secondo i ricercatori, è particolarmente importante quando si tratta di scegliere un compagno.

I ricercatori ritengono infine che a concorrere nel formare l’odore personale vi siano non solo i tratti delle personalità, ma anche fattori fisiologici a essi correlati. Per esempio, chi è ansioso o particolarmente sensibile a situazioni stressanti può rispondere fisicamente a queste situazioni con una maggiore sudorazione. Questa può modificare la presenza e azione dei batteri che provocano alcuni tipi di odori, in particolare sotto le ascelle.
Allo stesso modo, gli ormoni possono modificare l’odore corporeo: in questo caso, per esempio, chi è portato a dominare gli altri può avere maggiori livelli di testosterone, che a sua volta possono modificare l’attività della ghiandole sudoripare.
In sostanza, ci sono alcuni casi che possono davvero rivelare chi siamo in base all’odore che emettiamo. Tuttavia, se siamo soliti indossare profumi o deodoranti, è assai difficile che qualcuno riesca a capire cosa vuole comunicare il nostro organismo con l’odore.
( La Stampa 07/12/2011)
A ciascuno il suo odore, unico e inconfondibile: non può essere lavato via con i saponi, mascherato con i profumi e nemmeno alterato da quello che si mangia. L’odore personale rimane come una firma inimitabile, paragonabile all’impronta digitale o a quella genetica. E c’è chi pensa come abbiamo visto, di intercettarlo con qualche naso artificiale e addirittura usarlo per diagnosticare malattie. Non è fantascienza, ma semmai un ritorno alle antiche medicine, come quella cinese o tibetana, che sfruttavano l’odore emanato da una persona come elemento per valutarne lo stato di salute.

Tutti i mammiferi, dai topi agli uomini, hanno un’impronta odorosa geneticamente determinata che serve per distinguere un individuo da un altro (gli inglesi lo chiamano odortype, forse traducibile con odor-tipo o tipo olfattivo): i geni che determinano il particolare odore di un individuo appartengono a un sistema (chiamato Hla) che ha a che fare anche con l’immunità. L’odore personale viene di solito trasmesso attraverso i fluidi corporei, come il sudore e le urine, che contengono numerose molecole volatili, chiamati Voc, molte delle quali odorose.
(http://www.corriere.it/salute/08_ottobre_31/odore_impronta_digitale_9894d6b0-a75b-11dd-90c5-00144f02aabc.shtml)

Tutti credono che un cattivo odore corporeo sia dovuto solo alla mancanza di igiene personale; tuttavia, dipende anche da fattori climatici, ereditari, alimentari e dall’assunzione di alcuni farmaci.
Nelle zone “più problematiche” (piedi, inguine ed ascelle) ci sono delle ghiandole incaricate di produrre una maggiore quantità di sudore, oltre ad essere le aree con minore ventilazione. Per questo motivo, i batteri si depositano con maggiore facilità in esse e ne rendono più difficoltosa la traspirazione.
Il giudizio è impietoso verso quei soggetti che si deduce conoscendoli, che non eseguono un igene quotidiana sufficiente. Il trascurarsi è un segno di uno stato potenzialmente depressivo se associato ad altri sintomi. Il non avere voglia di occuparsi di sé indica un rapporto poco affettivo con se stessi, di non accudimento.. Ciò magari perchè quella persona ha a sua volta subito realmente un accudimento freddo e distaccato… E la società non accetta che tu possa essere trascurante nei tuoi stessi confronti perchè il tuo puzzo lo irrita. E’ sgradevole ricordare umanità, sofferenza e tristezza. Si condanna con cattiveria ciò che non è controllato e regolato.
L’olfatto è legato alla nostra parte ancestrale, ai periodi primordiali in cui l’essere umano, non essendo tecnologicamente evoluto, aveva bisogno di una guida sensoriale.

Sindrome Proustiana

La percezione degli odori è un bisogno primario, è il primo contatto che ha il neonato con il mondo. L’olfatto infatti è direttamente connesso con il sistema limbico, la parte del cervello deputata alla regolazione degli affetti, e con l’ippocampo, la zona dei ricordi e della memoria. Essendo contemporaneamente vicino all’istinto e all’inconscio, l’olfatto ha tanto il potere di risvegliare energie profonde e aprire nuove possibilità espressive, quanto quello di rievocare il passato.
Un odore, un profumo, una scia impercettibile mentre camminiamo per strada. Ed ecco che non siamo più tra i rumori, la folla ed i problemi quotidiani ma lontani: a quella volta quando la nonna preparava il ciambellone
Tale fenomeno ha il nome di “sindrome proustiana“, in riferimento all’opera del grande scrittore Marcel Proust “La strada di Swann – Alla ricerca del tempo perduto”, nella quale il protagonista, percependo appunto il profumo dei biscotti e del the, compie magicamente un viaggio indietro nel tempo tra i ricordi della sua infanzia.

La memoria Olfattiva è è antica ed istintiva, non può essere controllata razionalmente come gli altri sensi: può attivarsi anche negli stati di incoscienza profonda, come il coma: è infatti accaduto che un paziente, appena risvegliatosi dal coma, abbia riconosciuto l’odore del sapone con cui veniva lavato durante la sua lunga incoscienza. Gli odori tendono ad imporsi anche a prescindere dalla nostra volontaria attenzione, Kant definiva l’olfatto il senso “contrario alla libertà” visto che respirando siamo necessariamente costretti ad annusare ogni genere di odori.
La memoria olfattiva ha un profondo legame con il contesto percettivo: infatti è in grado di registrare sia gli odori che il contesto sensoriale nel quale essi sono stati avvertiti; non a caso la potenza dei ricordi olfattivi ha trovato un’applicazione concreta nella olfatto-terapia, un trattamento che intende aiutare tutti i soggetti che abbiano subito traumi cranici o che siano emersi da uno stato di coma a ritrovare la memoria attraverso esperienze olfattive.
La memoria olfattiva è una memoria a lungo termine più precisa e attendibile di quella cosciente: mentre la memoria visiva perde oltre il 50% della propria intensità dopo 3 mesi, i ricordi legati alla sfera olfattiva perdono solamente il 20% della propria intensità solo dopo un anno. Nessun altro dato sensoriale è così resistente al logorio del tempo ed evocatore del passato, in quanto l’archiviazione degli odori avviene secondo un principio olistico, garantendo ai ricordi olfattivi una loro individualità e una loro reciproca indipendenza. I ricordi degli odori una volta consolidatisi sono difficilmente modificabili.
La memoria olfattiva è un supporto mnemonico che condiziona i processi d’apprendimento ed è capace di sollecitare tutti gli altri sensi: è stato riscontrato che memorizzare una lista di parole in un ambiente soffuso da un determinato odore, facilita l’atto mnemonico e l’evocazione di quelle stesse parole ogni volta che quel medesimo odore si ripresenterà alle nostre narici. Inoltre uno studio della Rockefeller University di New York ha dimostrato che le persone possono ricordare il 35% di quanto annusano, rispetto al 5% di ciò che vedono, il 2% di ciò che sentono e l’1% di quello che toccano.

Ciò non vuole essere un elogio alla umana puzza, ma vuole insinuare nel lettore (nello stesso modo in cui potrebbe sentire con il suo naso un odore mai sentito..) il pensiro.. un apostrofo di pensiero ‘umano’, tra il momento in cui si avvicina ad un altro uomo avvertendone l’odore.. e il momento in cui lo giudicherà un maiale.