Disturbo ossessivo compulsivo
Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di pensieri ossessivi associati a compulsioni (particolari azioni o rituali da eseguire).
Le ossessioni sono delle idee fisse, irrazionali che si presentano ripetutamente nella mente (esempio sono sporco, posso essere contaminato se tocco qualcosa, oppure di notte “non ho chiuso il gas”)e sono al di fuori del controllo di chi li sperimenta. Tali idee sono sentite come disturbanti e intrusive, e, almeno quando le persone non sono assalite dall’ansia, sono giudicate come infondate ed insensate.
Le persone affette da DOC, possono essere terrorizzate dalla paura di avere inavvertitamente fatto del male a qualcuno (magari mentre facevano manovra con l’auto per uscire da un parcheggio), di poter perdere il controllo di sé e diventare aggressive in certe situazioni, di aver contratto malattie infettive o di essere omosessuali, anche se di solito riconoscono che tutto ciò non è realistico. Le ossessioni sono accompagnate da emozioni sgradevoli, come paura, disgusto, disagio, dubbi, o dalla sensazione di non aver fatto le cose nel “modo giusto”, e gli innumerevoli sforzi per contrastarle non hanno successo, se non momentaneo.
Le ossessioni differiscono dalle preoccupazioni per il fatto che queste ultime sono relative ad eventi negativi, legati a problematiche di vita quotidiana, che si può temere che accadano. Al contrario delle ossessioni, le preoccupazioni non sembrano eccessive e prive di una base razionale, ma si riferiscono a rischi reali, che tutti riconoscono come tali.
Le compulsioni, invece, sono dei rituali, dei gesti ripetitivi che una persona non può fare a meno di compiere altrimenti cade in ansia. Esse costituiscono, cioè, un tentativo di elusione del disagio, un mezzo per cercare di conseguire un controllo sulla propria ansia.
Alla base del DOC vi è principalmente il tentativo di ridurre o controllare una paura e/o il pensiero, attraverso l’utilizzo di rituali di pensiero, formule o compulsioni.
Una piccola nota: mentre nel disturbo ossessivo si cercano di controllare i pensieri, cercando di scacciarli o controllarli e più si controllano, più se ne perde il controllo, nel disturbo ossessivo-compulsivo, il controllo funziona bene attraverso i rituali (compulsioni), e proprio per questo motivo si finisce per non poterne più fare a meno.
Secondo il DSM-IV, il DOC è caratterizzato da sintomi ossessivi e/o compulsivi (pensieri e/o comportamenti) che diventano fonte di marcata sofferenza e di un enorme spreco di tempo (più di un’ora al giorno) e interferendo con le normali attività quotidiane e con il funzionamento sociale e lavorativo del soggetto.
I criteri diagnostici del disturbo ossessivo compulsivo:
A. Ossessioni o compulsioni
1.pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti, in qualche momento nel corso del disturbo, come intrusivi e inappropriati, e che causano ansia o disagio marcati;
2.i pensieri, gli impulsi o le immagini non sono semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi della vita reale;
3.la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni;
4.la persona riconosce che i pensieri, gli impulsi, o le immagini ossessivi sono un prodotto della propria mente (e non imposti dall’esterno come nell’inserzione del pensiero).
Compulsioni definite come
1.comportamenti ripetitivi (per es. lavarsi le mani, riordinare, controllare), o azioni mentali (per es. pregare, contare, ripetere le parole mentalmente) che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un’ossessione, o secondo regole che devono essere applicate rigidamente
2.i comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre il disagio, o a prevenire alcuni eventi o situazioni temuti; comunque questi comportamenti o azioni mentali non sono collegati in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o prevenire, oppure sono chiaramente eccessivi.
B. In qualche momento nel corso del disturbo la persona ha riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli.
C. Le ossessioni o le compulsioni causano disagio marcato, fanno consumare tempo (più di un’ora al giorno), o interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (o scolastico) o con le attività o relazioni sociali usuali.
D. Se è presente un altro disturbo sull’Asse I, il contenuto delle ossessioni o delle compulsioni non è limitato ad esso (per es. preoccupazione per il cibo in presenza di un Disturbo dell’Alimentazione, tirarsi i capelli in presenza di Tricotillomania, preoccupazione riguardante le sostanze nel Disturbo da Uso di Sostanze, etc)
E. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es. una droga di abuso o un farmaco) o di una condizione medica generale.
Il paziente affetto da D.O.C. non si lamenta in particolare dell’ansia, ma piuttosto delle ossessioni e dei suoi rituali ripetitivi. L’ansia si manifesta solamente se si interferisce nei rituali messi in atto per difendersi dalle ossessioni. Questi rituali o compulsioni, sono profondamente importanti e devono essere eseguiti in particolari modi o un numero preciso di volte, al fine di opporsi (inutilmente) al pensiero o ai pensieri ossessivi, per evitare conseguenze negative e per impedire all’ansia di prendere il sopravvento. Può capitare che la persona sia convinta che i rituali siano solo un effetto del disturbo, ma anche in quel caso non riesce comunque ad ignorarli. Nella maggior parte dei casi questo comportamento diventa talmente regolare che l’individuo non lo ritiene un problema degno di nota. Le comuni compulsioni includono, in modo eccessivo, comportamenti come il lavarsi, il controllare, toccare, contare o sistemare e ordinare; altre possono essere comportamenti rituali che l’individuo esegue in quanto convinto che abbasseranno le probabilità che una ossessione si manifesti. Le compulsioni possono essere osservabili (come il lavarsi le mani), ma possono anche essere riti mentali come la ripetizione di parole e frasi o il conto.
Nello specifico questi rituali possono essere classificati come:
– Preventivi (orientati al futuro ed evitare che succeda qualcosa): lavarsi le mani per paura di essere contaminati (come la paura delle secrezioni del corpo umano quali saliva, sudore, lacrime, muco, urina e feci), evitare il calpestio delle fughe di separazione; allineare perfettamente gli oggetti nel loro insieme, in angolazioni perfette.
– Propiziatori (comportamenti, superstizione eccessiva o “pensiero magico” per far si che succeda o si eviti qualcosa) salire una scala o entrare in una stanza sempre e solo con un piede anziché l’altro,; un sistema di conto specifico (contare in gruppi di quattro, sistemare le cose in gruppi di tre, sistemare gli oggetti in insiemi pari o dispari); impostare limiti specifici ad azioni in corso (raggiungere la propria auto con dodici passi); sostituire i “cattivi pensieri” con “buoni pensieri”.
– Riparatori (orientati al passato, per riparare qualcosa che è già accaduta) controllare ripetitivamente che la macchina parcheggiata sia ben chiusa a chiave prima di lasciarla, accendere e spegnere le luci un certo numero di volte prima di uscire da una stanza, lavarsi ripetitivamente le mani a intervalli regolari durante il giorno o non riuscire a smettere di lavarsele una volta insaponate, controlli protratti e ripetuti, volti a riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti.
A differenza di altri disturbi psicologici, sostanzialmente omogenei, nella pratica clinica si possono distinguere con relativa chiarezza sette tipologie di disturbo ossessivo-compulsivo, talvolta presenti in concomitanza.
– Disturbi da contaminazione
Si tratta di ossessioni e compulsioni connesse a improbabili (o irrealistici) contagi o contaminazioni. Le persone che ne soffrono sono tormentate dall’insistente fissazione che loro stessi, o qualcuno dei loro familiari, possa ammalarsi entrando in contatto con qualche invisibile germe o sostanza tossica. Sostanze “contaminanti” diventano spesso non solo lo sporco oggettivo, ma anche urine, feci, sangue e siringhe, carne cruda, persone malate, genitali, sudore, e persino saponi, solventi e detersivi, contenenti sostanze chimiche potenzialmente “dannose”. La contaminazione temuta può essere anche relativa a “sporco” di natura sociale (il tossicodipendente, il barbone, l’anziano, ecc.) o metafisica (il male, il diavolo, ecc.). In alcuni casi non vi è il timore di malattia, ma soltanto un forte senso di disgusto nell’entrare in contatto con certe sostanze. In ogni caso, bagni pubblici, cassonetti dell’immondizia, giardini, autobus o cabine telefoniche vengono accuratamente evitati, così come qualunque luogo che possa essere “infetto”. Se la persona entra in contatto con uno degli agenti “contaminanti”, mette in atto una serie di rituali di lavaggio, pulizia, sterilizzazione o disinfezione volti a neutralizzare l’azione dei germi e a tranquillizzarsi rispetto alla possibilità di contagio o a liberarsi dalla sensazione di disgusto. Tali rituali, fra cui i più comuni sono certamente il lavaggio ripetuto e particolareggiato delle mani e del corpo, dei vestiti, dei cibi e di altri oggetti personali, coinvolgono spesso i familiari, che sono “costretti” dal paziente ad evitare luoghi “contaminati” e a lavarsi più del necessario.
– Disturbi da controllo
Si tratta di ossessioni e compulsioni implicanti controlli protratti e ripetuti senza necessità, volti a riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti. Le persone che ne soffrono tendono a controllare e ricontrollare sia per tranquillizzarsi riguardo al dubbio ossessivo di aver fatto qualcosa di male e non ricordarlo, sia a scopo preventivo, per essere sicuri di aver fatto il possibile per prevenire qualunque possibile catastrofe. Controllano così di aver chiuso le porte e le finestre di casa, le portiere della macchina, il rubinetto del gas e dell’acqua, la saracinesca del garage o l’armadietto dei medicinali; di aver spento fornelli elettrici o altri elettrodomestici, le luci in ogni stanza di casa o i fari della macchina; di aver contato bene i soldi; di aver compilato correttamente un modulo o un registro contabile; di non aver perso cose personali lasciandole cadere; di non aver investito involontariamente qualcuno con la macchina; di non avere tracce di sangue addosso. Il controllo compulsivo è quindi finalizzato a tranquillizzarsi riguardo al costante dubbio di non aver fatto tutto il necessario per prevenire eventuali disgrazie o al dubbio di aver danneggiato qualcosa o qualcuno inavvertitamente senza essersene accorti. Anche questo tipo di rituali coinvolge spesso i familiari che sono oggetto di continue richieste di rassicurazione ed ai quali viene talvolta chiesto di effettuare controlli al posto della persona stessa.
– Ossessioni pure
Si tratta di pensieri o, più spesso, immagini relative a scene in cui la persona attua comportamenti indesiderati e inaccettabili, privi di senso, pericolosi o socialmente sconvenienti (aggredire qualcuno, avere rapporti omosessuali o pedofilici, tradire il partner, bestemmiare, compiere azioni blasfeme, offendere persone care, ecc.). Queste persone non hanno né rituali mentali né compulsioni, ma soltanto pensieri ossessivi. Quello che mette ansia non è tanto la natura del pensiero stesso, quanto il fatto che la sua presenza venga presa dal soggetto come segno di essere realmente un omosessuale, un pedofilo, un perverso, un blasfemo o un aggressivo. E’ il caso della persona che ha improvvisamente una fantasia sessuale alla vista di una persona dello stesso sesso, magari accompagnata da una effettiva eccitazione, e che interpreta il fatto che tale immagine si presenti nella sua mente come una possibile omosessualità latente. Il disturbo ossessivo puro è quindi caratterizzato dalla preoccupazione costante riguardo all’avverarsi di certi eventi alquanto improbabili, ma intollerabili per il soggetto, spesso seguita da un dialogo interno volto alla rassicurazione. In pratica la persona con timore di poter essere omosessuale, alla vista di una persona dello stesso sesso, sviluppa pensieri intrusivi positivi o fantasie sessuali che alimentano il suo timore. Inizia quindi a parlare con sé stessa per dimostrarsi che ciò non può essere vero ed a ricercarne le prove nel passato e nel presente, tormentandosi all’infinito alla ricerca della garanzia che tale sospetto sia infondato.
– Superstizione eccessiva
Si tratta di un pensiero superstizioso portato all’eccesso. Chi ne soffre ritiene che il fatto di fare o non fare determinate cose, di pronunciare o non pronunciare alcune parole, di vedere o non vedere certe cose (es. carri funebri, cimiteri, manifesti mortuari), certi numeri o certi colori, di contare o non contare un numero preciso di volte degli oggetti, di ripetere o non ripetere particolari azioni il “giusto” numero di volte, sia determinante per l’esito degli eventi. E’ il caso della persona che ritiene che certi numeri siano sfortunati e che, dopo averli visti, rimane in ansia finché non ne neutralizza l’effetto “porta sfortuna” vedendo altri numeri “fortunati”. Oppure della persona che teme di pensare a certi eventi negativi (morte, incidenti, ecc.) mentre effettua alcune operazioni (es. parlare, scrivere, leggere, mangiare, camminare, ecc.), poiché il pensiero negativo potrebbe in qualche modo “imprimersi” e trasformarsi in realtà. Tale effetto può essere scongiurato soltanto ripetendo l’atto (es. cancellando e riscrivendo la stessa parola, pensando a cose positive) o facendo qualche altro rituale “anti-iella”.
– Ordine e simmetria
Chi ne soffre non tollera assolutamente che gli oggetti siano posti in modo anche minimamente disordinato o asimmetrico, perché ciò gli procura una sgradevole sensazione di mancanza di armonia e di logicità. Libri, fogli, penne, asciugamani, videocassette, cd, abiti nell’armadio, piatti, pentole, tazzine, devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati secondo una sequenza logica (es. dimensione, colore, ecc.). Quando ciò non avviene queste persone passano ore del loro tempo a riordinare ed allineare questi oggetti, fino a sentirsi completamente tranquilli e soddisfatti. Le ossessioni di ordine e simmetria possono riguardare anche il proprio corpo. Muscoli, pettinatura dei capelli, colletto e polsini della camicia, orologio sul polso, portafoglio in tasca, devono risultare ancora una volta “perfetti” e simmetrici, pena ripetuti rituali di messa in ordine o di controllo allo specchio.
– Accumulo/accaparramento
E’ un tipo di ossessione piuttosto rara che caratterizza coloro che tendono a conservare ed accumulare oggetti insignificanti e inservibili (riviste e giornali vecchi, pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote, asciugamani di carta usati, confezioni di alimenti), per la paura di gettare via qualcosa che “un giorno o l’altro potrebbe servire..”. Questo tipo di comportamento, normale entro un certo limite finché si tratta di oggetti che hanno un valore sentimentale, assume caratteristiche patologiche nel momento in cui lo spazio occupato dalle “collezioni” diventa tale da sacrificare la vita della persona e dei suoi familiari. Questi particolari collezionisti di cose inutili sono generalmente orgogliosi delle proprie raccolte e non si rendono conto, se non parzialmente, dell’eccesso in cui incorrono, a differenza dei pazienti con disturbi da contaminazione o da controllo, che sono solitamente critici riguardo ai loro rituali. Sono le famiglie a non tollerare più l’invadenza di certi oggetti e a richiedere il trattamento terapeutico. Questi pazienti, inoltre, non hanno pensieri ossessivi particolari, ma sono terribilmente sconvolti nel momento in cui si chiede loro di gettar via qualcosa.
– Compulsioni mentali
Non costituiscono una reale categoria a parte di disturbi ossessivi, perché la natura delle ossessioni può essere una qualunque delle precedenti. Coloro che ne soffrono, pur non presentando alcuna compulsione materiale, come nel caso delle ossessioni pure, effettuano precisi cerimoniali mentali (contare, pregare, ripetersi frasi, formule, pensieri positivi o numeri fortunati) per scongiurare la possibilità che si avveri il contenuto del pensiero ossessivo e ridurre di conseguenza l’ansia. E’ il caso della persona che, pensando automaticamente ad un’offesa al defunto, nel momento in cui vede una tomba, o ad una bestemmia nel momento in cui vede un riferimento a delle sacralità, tenta di scongiurare la “inevitabile” punizione divina ripetendo mentalmente, o talvolta bisbigliando, ben precise preghiere o formule magiche.
Alcuni pazienti DOC tendono a fare costanti richieste di rassicurazione ai familiari ed agli amici, riguardo alle proprie preoccupazioni. Ad esempio, se temono la contaminazione, chiedono spesso se certi oggetti o certi cibi sono stati lavati, se nessuno ha toccato le loro cose, se gli altri si sono lavati dopo essere stati in bagno o dopo aver toccato animali o cose “sporche”. Se invece temono future disgrazie a causa di loro omissioni o dimenticanze (disturbi da controllo), chiedono agli altri se hanno chiuso il gas, la porta di casa o la macchina, se hanno spento la luce o il fornello elettrico, se non hanno per caso urtato qualcuno con la macchina o se non hanno tracce di sangue addosso. In ogni caso le richieste di rassicurazione assumono in tutto e per tutto la funzione di un comportamento tranquillizzante, al pari delle compulsioni.
Tratto da: “Vincere le ossessioni. Capire e affrontare il Disturbo Ossessivo-Compulsivo”
di Gabriele Melli – Editore Eclipsi, Firenze